Storia e Territorio

Territorio


Un piccolo comune incastonato nei Monti Lucretili, questa è Roccagiovine, un piccolo borgo da scoprire in tutte le stagioni. Affascinante e godibile in estate, quando il vento fresco rende piacevole sostare nella piazzetta, dopo una visita al castello; suggestiva in autunno, quando i boschi la incorniciano come un quadro d’autore, magica in inverno quando la neve la copre con un candido manto, colorato e profumato in primavera. E’ come se il paesino dei marchesi Del Gallo offrisse in ogni periodo dell’anno il suo lato più bello. Una visita a Roccagiovine è d’obbligo per chiunque si voglia godere una passeggiata alla scoperta dei tesori della valle dell’Aniene e del torrente Licenza. Ma il piccolo comune, neanche 300 abitanti, è anche una mèta d’eccezione per tutti gli appassionati della montagna. Da Roccagiovine partono, infatti, diversi sentieri che si inoltrano sui Monti Lucretili. La strada, che si arrampica dalla Via Licinese, arriva alla piazza centrale del paese e subito si scopre una delle bellezze principali del piccolo comune. Non si può non restare affascinati dalla vista dell’antica fontana in pietra del 1857, dove si può bere un’acqua leggera e freschissima, che sembra posta a metà strada tra i monti, sulla sinistra, ed il castello, sulla destra.

Dalla piazza comincia, così, la salita verso la rocca dei marchesi Del Gallo, alla scoperta della parte più vecchia del comune e una visita alla chiesetta del Flagellanti, in cui è possibile ammirare gli affreschi del 1700. La conformazione di Roccagiovine sembra quasi rispecchiare la sua particolare storia. Le prime costruzioni risalgono al 1200, anche se ci sono tracce di insediamenti neolitici e romani, sia di età repubblicana che imperiale, ma nel corso dei secoli il paese si è arricchito e si è allargato piano piano. La rocca, edificata nel 1300, è sorta sulle rovine del tempio della Dea Vacuna. Dopo essere divenuto possedimento degli Orsini, nel XVI secolo, divenne un dominio dei Borghese nel XVII, quando subì un periodo di spopolamento, e poi fu acquistato dai Nunez Sanchez e, nel 1821, fu ceduta ai marchesi Del Gallo, che ancor’oggi sono proprietari delle vie del paese. Effervescente anche la vita di questo aggraziato sito. Oltre alla più che decennale Sagra della Castagna, appuntamento ottobrino divenuto ormai una “tappa” fissa tanto per i turisti quanto per i residenti dell’hinterland tiburtino. E da non perdere è il Ballo della Pupazza, in cui la Pro Loco di Roccagiovine organizza tante altre particolari degustazioni. Dalle pizze fritte alle polentate, visitando il paesino spesso ci si può imbattere in qualche festa organizzata per i residenti ma aperta a chiunque si voglia unire.

Storia


Sullo spigolo di uno dei tanti fabbricati che circoscrivono il largo è scritto Piazza Vacuna; sulla fontana, di fronte ad uno zampillo che invita ad assaporare la fresca acqua, è posta invece questa iscrizione: “Limpida sorgente che saluta i ruderi del tempio di Vacuna allieta l’abitazione di Roccagiovine”. Vacuna era un’antica dea italica di carattere agricolo, identificata da Varrone con Vittoria, da altri con Cerere o Diana. I Romani e soprattutto i Sabini la considerarono la divinità del riposo, dopo il lavoro dei campi. In suo onore, durante il mese di dicembre, erano celebrate delle feste delle Vacunalia. Ed è proprio a Roccagiovine che sorgeva un antico tempio, per onorare questa dea, ricordato da Orazio. Il massimo poeta latino. nella lettera diretta ad Aristio Fusco, cosi concludeva: “Haec tibi dictabam post fanum putre Vacunae, excepto quod non simul esses cetera laetus – Dettavo questa lettera per te al fresco, dietro il tempio diroccato di Vacuna; e tu solo mi mancavi a compiere la mia felicità -” (Epistularum – lib. I,X -II). Le notizie sull’ubicazione di questo tempio sono scarse. si può solo ipotizzare come individuazione l’area d’insediamento del castello Orsini,la Chiesa di S. Nicola o la piazza stessa dove sgorga la limpida ed abbondante sorgente. Il tempio, descritto diroccato da Orazio, venne comunque ricostruito da Vespasiano (69-79 d.C.).

L’imperatore era infatti nativo di Rieti, e come tutti i Sabini doveva essere particolarmente legato alla divinità ed a questi luoghi. Un’iscrizione rinvenuta nel secolo scorso, attualmente murata sulla facciata del castello di Roccagiovine, ricorda questi lavori: “Imp. Caesar. Vespasianus – aug Pontifex Maximus Trib – Potestatis Censor Aedem Victoriae – Vetustate Dilapsam sua Impensa – Restituit”. L’epigrafe latina conferma. sull’autorità di Varrone, l’identificazione della dea Vacuna con Vittoria. I numerosi reperti rinvenuti in più località; sarcofagi con iscrizioni in greco e latino, frammenti di statue, fistule plumbee, blocchi di marmo e laterizi. attestano che attorno al tempio si formò anche un aggregato urbano. Molto materiale venne abbondantemente riutilizzato per le costruzioni medioevali. Un bassorilievo raffigurante l’Autunno è stato addirittura usato come stipite in una finestra del castello Orsini. La colonna di granito, attualmente sormontata dalla croce con la data del 1655 scolpita dai sopravvissuti alla pestilenza, è sicuramente appartenente al tempio ricostruito da Vespasiano. Presenta infatti l’identico materiale e lo stile delle colonne rinvenute in Subiaco ed appartenenti alla Villa di Nerone. Vespasiano fu l’immediato successore di Nerone dopo il breve periodo di Galba Otone e Vitellio durato poco più di un anno. Anche i veri frammenti di statua rinvenuti sono forse appartenenti alla statua della dea. Dopo il periodo ciassico, notizie e testimonianze sull’antico tempio di Vacuna si perdono.

La piazza di Roccagiovine e il castello nel passato:

Il primo documento che nomina Roccagiovine attribuisce questa località al Monastero di S. Cosimato in Vicovaro. Innocenzo III, con Bolla del 13 giugno 1212, confermò infatti al Monastero, insieme ad altri beni: “S. Angelo de Roccaiovene”. Gregorio IX. nel 1241, constatando la corruzione spirituale e temporale del convento di S. Cosimato, concesse tutti questi beni al Monastero dei SS. Sebastiano e Fabiano alle Catacombe in Roma. Nel 1351 Roccagiovine risulta in enfiteusi a Ottaviano de Rocca e Cola Buccamatii figlio di Andrea. Con istrumento del 12 maggio 1351 del notaro de Albericis i suddetti, con il consenso dell’Abate Duraguerra, vendono la loro spettanza del castello a Orso di Giacomo. Il castello passò quindi agli Orsini. Innocenzo XI, con chirografo del 28 aprile 1687, autorizzò Giulio Orsini a dare in cambio ai Borghese 1/3 di Roccagiovine per riscattare uno dei 2/3 di Licenza. Nella prima metà del XVIII sec. l’intero castello fu venduto dagli Orsini ai Nunez Sanchez. Nel 1720, da un atto riguardante la presa di possesso da parte di Donna Olimpia Orsini, Roccagiovine risulta ancora di proprietà degli Orsini. Nel 1824 il castello passò ai marchese Luigi del Gallo restando a questa famiglia fino ai tempi odierni. Sulla fontana del paese un’iscrizione richiama la famiglia del Gallo, mentre gli Orsini, oltre ad aver dato il nome al castello, sono particolarmente ricordati dalla popolazione per il dono del dipinto raffigurante la Madonna di Ronci, conservato nella Chiesa di S. Nicola. L’immagine, attribuita alla Scuola dei Perugino (XVI sec.) è venerata dagli abitanti come Madonna delle Grazie.

Castello Baronale degli Orsini

Salendo la strada tortuosa che porta a Roccagiovine, dopo l’ultima curva, si scorge il castello degli Orsini, che domina maestoso il paese. Le mura del castello conservano una lastra di marmo con un bassorilievo di epoca romana, testimonianza dell’esistenza in quest’area di un tempio, dedicato alla dea Vacuna, divinità benefica della campagna, cantata da Orazio, Ovidio e Plino il Vecchio. 
Edificato nel corso del XIV secolo, il castello, dal 1821 divenne proprietà, dopo diversi passaggi di proprietà, dei marchesi del Gallo. Prima di loro, i signori del feudo furono gli Orsini che nel 1315 acquisirono il possesso, dal Monastero dei S. Cosimato di Vicovaro, fino al 1632. Giovanni, il primo signore della famiglia, dettò gli statuti per Roccagiovine. Roccagiovine fu la culla anche di un forte movimento repubblicano all’indomani, nel febbario 1849, del rovesciamento dello Stato pontificio. Qui un giovane di benestante famiglia, Giuseppe Ruffini, si mise a capo della “rivoluzione” e il giorno di San Giuseppe in un castagneto, con i suoi “seguaci” scelse e sradico l’albero più alto portandolo in paese come l’Albero della Libertà. Il suo nome compare ancora in una targa apposta sulla fontana, donata al paese da Alessandro del Gallo e posta nello stesso posto dove era l’Albero della Libertà.

Da visitare

Chiesa di S. Maria sopra le Case, sec. XVI, con annessa abitazione dell’eremita.
Chiesetta dei flagellanti, con affreschi dei sec. XIV e XVII.
Chiesa di S. Nicola di Bari (sec.XVII) con affreschi del sec. XVII ed una tavola della scuola del Perugino raffigurante la Madonna dei Ronci.
Ruderi della chiesetta della “Madonna di Ronci”.
Monumento in onore ai Caduti e Dispersi nei due conflitti mondiali.
Fontana Piazza Vacuna.
Ninfeo degli Orsini.
Prato delle Forme.
Forca di Rocco.
Fontanili di Ronci.
Romitorio della Madonna di Ronci.